Eccomi qui, a provare a descrivere sensazioni mai provate prima, per condividere un’esperienza tanto attesa quanto temuta. Partirò dal titolo di uno dei libri letti durante il ricovero: “Finchè il caffè è caldo” di Kawaguchi.
Racconta di una caffetteria dove si può bere un caffè magico che riporta, chi lo beve, indietro nel tempo, ad un particolare momento della vita, avendo così la possibilità di riviverlo in modo diverso. Questo però, non avrà effetto sul presente.
Quindi, nonostante i cambiamenti fatti, il presente rimarrà comunque il medesimo. La domanda è: allora qual’è lo scopo? Anche se il presente non cambia, lo si può vivere in modo diverso, cambiando noi stessi. Il mio autotrapianto non cambia il mio presente, la mia sclerosi sistemica non guarirà, non si annullerà, ma è stato il mio caffè.
Ha azzerato il mio sistema immunitario dandomi una possibilità che pochi hanno nella vita: ricominciare da 0 o quasi…
Questo può farti affrontare la vita in modo diverso, con prospettive diverse.
Lo stare soli così a lungo, permette un confronto con noi stessi, raro, fatto di paure, desideri, preghiere, aspettative e propositi. Un insieme di sensazioni che voglio e spero di riuscire a trattenere anche fuori di qui, fuori da questa stanza, per dare importanza a quello che davvero è importante nella vita.
In alcuni momenti, i più duri, si vede come si vorrebbe affrontare tutto fuori di qui e spero di riuscire a farlo.
Questo percorso fa paura ma è l’opportunità di ricominciare, come stanno ricominciando le mie cellule. Da zero.