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ASSOCIAZIONE ITALIANA
LOTTA ALLA SCLERODERMIA

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La riabilitazione muscolo-scheletrica

A cura di  Valeria Riccieri
Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche – Università Sapienza Roma

Il coinvolgimento muscolo-scheletrico è frequente in corso di sclerodermia e costituisce spesso un fattore sfavorevole per la prognosi e per la qualità di vita.

Nella maggior parte dei casi però un corretto approccio terapeutico sia farmacologico che riabilitativo può attenuare i sintomi e migliorare la funzione.

I principali aspetti del coinvolgimento muscolo-scheletrico nella sclerodermia riguardano:

1) i muscoli, con la presenza di mialgie e più raramente di vere miositi;

2) i tendini e le guaine tendinee, con le tenosinoviti e le contratture;

3) le articolazioni, con le frequenti artralgie e artriti;

4) le ossa, con lesioni di tipo osteolitico e di riassorbimento;

5) le calcinosi, superficiali o profonde.

Diverse sono le tecniche riabilitative utilizzabili per il trattamento di tutte queste alterazioni muscolo-scheletriche. Parliamo tra gli altri di paraffinoterapia, esercizi di stretching, massaggio connettivale, manipolazioni articolari, chinesiterapia, training di rinforzo muscolare, ed infine supporti fissi o mobili a tipo splint e/o ortesi.

Per quanto riguarda la paraffinoterapia, effettuata a temperature intorno ai 53°C con cicli di 8-10 sedute della durata di circa 15-20 minuti, esistono alcuni studi che segnalano l’effetto positivo di questa terapia, associata ad esercizi di mobilizzazione attiva delle mani e sulla funzionalità quantomeno nel breve termine. I vantaggi dei trattamenti consistono in un riscaldamento dei tessuti con un’azione anti-edema ed un effetto decontratturante, che migliora l’elasticità della cute e incrementa la circolazione, ottenendo un globale effetto antalgico sulle zone trattate. Gli svantaggi consistono in un’ostruzione dei pori cutanei con possibile accumulo di sudore. Inoltre la paraffina solidificando comporta una compressione a volte fastidiosa e va applicata solo su cute sana e soprattutto non su zone infiammate.

Lo stretching è una tecnica di allungamento/allenamento muscolare con mobilizzazione delle articolazioni attraverso l’esecuzione di esercizi di stiramento semplici o complessi allo scopo di mantenere il corpo in forma. Gli esercizi di stretching possono essere eseguiti a qualsiasi livello muscolo-scheletrico sia degli arti che del tronco. Particolarmente interessante è l’utilizzo di questa tecnica per migliorare la funzione delle mani, il cui coinvolgimento è frequente in corso di sclerosi sistemica e spesso limita le comuni attività quotidiane, per la presenza di tumefazione, sclerodattilia, artriti vere e proprie, tendinopatie e le temibili ulcere digitali. Le maggiori limitazioni nella mobilità della mano in questi pazienti sono nella flessione e nell’estensione delle dita, nell’abduzione del pollice e nei movimenti del polso che comportano la perdita della capacità di presa, l’incapacità a chiudere il pugno e globalmente una limitazione o una perdita dei movimenti. Lo stretching, attivo e passivo, aiuta a mantenere la mobilità articolare e ad allungare i tendini e i muscoli. Più genericamente gli esercizi di stretching riducono la contrattura e migliorano la funzione, prevenendo o almeno ritardando le deformità.

Presso il nostro centro viene utilizzato un programma di stretching della mano autosomministrato ed associato ad un programma occupazionale idoneo a finalizzare le attività quotidiane, ottimizzando l’utilizzo delle mani, mediante esercizi brevi e ripetuti più volte nell’arco della giornata. I partecipanti riempiono dei questionari di autovalutazione periodici per valutare l’eventuale miglioramento delle proprie funzioni e globalmente della qualità di vita. I primi risultati ottenuti hanno dimostrato vantaggi per lo stato di salute e la percezione fisica ed emozionale delle proprie capacità.

Altre tecniche, quali il massaggio connettivale e le manipolazioni articolari, da sole o in combinazione tra loro, sono utilizzate in diversi programmi riabilitativi ed applicate soprattutto agli arti superiori, incluse le mani,  al volto, con particolare riferimento alla rima buccale che può essere limitata dall’ispessimento della cute, ma anche al collo e alla regione claveare. Ne esistono varie modalità di esecuzione con risultati sostanzialmente sovrapponibili.

Da non dimenticare gli esercizi di chinesiterapia e training di rinforzo muscolare, come anche l’idrochinesiterapia, utile per esercizi di rilassamento e di rinforzo in acqua ma anche per aspetti più specifici, quale la riabilitazione polmonare. Tutte queste tecniche riabilitative sono orientate verso la corretta mobilizzazione e il rinforzo muscolo-scheletrico; sono metodiche fondamentali per correggere gli atteggiamenti sbagliati e per mantenere la funzione. Possono essere condotti in modo assistito o, una volta imparati gli esercizi, autonomamente.

Bisogna tenere ben presente che, per raggiungere un reale beneficio è fondamentale la prosecuzione di tutti gli esercizi riabilitativi nel tempo. La loro sospensione determina inevitabilmente la graduale perdita dei risultati raggiunti.

Infine vanno ricordati i supporti strumentali quali splint ed ortesi, strutture di contenimento che sostengono, allineano e stabilizzano le articolazioni e tendono a correggere le deformità. Tra quelli più utilizzati esistono tutori fatti su misura e ausili per l’economia articolare nella vita di tutti i giorni , a casa e al lavoro.

Ma parlare di riabilitazione comporta anche sottolineare l’importanza dove necessario del riposo, quando ad esempio si sia in presenza di un processo infiammatorio acuto, con dolore e difficoltà ai movimenti, rigidità articolare e limitazione funzionale di tipo antalgico. Sostanzialmente, laddove la mobilizzazione e l’esercizio fisico aggravano il quadro clinico, è opportuno evitare sforzi e adottare accorgimenti mirati, anche farmacologici..

Come considerazioni finali va sottolineata l’utilità delle diverse tecniche riabilitative, prediligendo quei programmi semplici e di facile esecuzione. I risultati ottenuti e riportati in letteratura sono sicuramente promettenti ma bisogna ricordare che attualmente non esistono linee guida per la riabilitazione muscolo-scheletrica, gli studi clinici esistenti sono pochi, condotti su poche persone e non permettono considerazioni  conclusive. E’ per questo che sono necessari studi più ampi per dimostrare la reale efficacia di queste tecniche sulle persone con sclerodermia.